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Comunque Insieme

Non sono pochi gli esempi che ci circondano e che ci pongono domande su come una coppia in disaccordo riesca a stare insieme, su come faccia a condividere il pranzo, la cena, la camera da letto...Cos'è che non funziona? O è il caso di chiedersi cos'è che, nonostante le discordie, fa persistere il legame? Quante volte capita di sentire frasi del tipo "se potessi lascerei tutto ... se potessi ricomincerei daccapo". Ma cosa impedisce di farlo? Come mai pur cambiando le situazioni, pur mutando le esigenze, la coppia non "scoppia"? Spesso si commette l'errore di pensare ad una coppia che ha problemi come ad una coppia litigiosa, "rumorosa"; in realtà non sono pochi i casi in cui la conflittualità, se pur presente, si manifesta in altri modi, forse meno evidenti ma non meno problematici.

"Ci si innamora delle relazioni e non delle persone.."
La scelta del partner non sempre risulta essere legata alla sue caratteristiche quanto alla relazione che si instaura con lui, all'immagine positiva che l'altro ci rimanda e all'immagine che a lui si rimanda. Più che innamorarsi delle persone, ci si innamora di come l'altro ci fa sentire, amati e amabili. Ci si innamora e disinnamora della relazione e delle regole che sottendono a tale relazione: chi decide cosa? Chi partecipa a cosa? Regole che quanto più sono numerose e rigide tanto più inficiano il rapporto.
Una buona relazione è basata sull'uguaglianza, sulla parità e sulla flessibilità. In una relazione funzionale i ruoli non sono rigidi, ma interscambiabili. Un buon funzionamento della coppia è legato inoltre da un lato alla capacità di sostenere la crescita individuale dell'altro, i suoi aspetti emotivi, intellettivi, psicologici e sessuali, dall'altro alla complementarietà, in cui "cedere" non acquista un significato di sconfitta. Spesso, invece, si assiste a relazioni in cui non si accetta la diversità dell'altro, ma si mira a imporre nuovi standard. È il caso in cui una relazione è rigidamente sbilanciata e uno dei due occupa una posizione dominante e l'altro di dominato. Tipico di tale relazione è il non ascolto dell'altro, non riconoscendone pensieri, emozioni, percezioni propri e non tenendo in considerazione alcuni aspetti come la sessualità, l'affettività o la socialità.
Troviamo anche coppie in cui i due partner, pur occupando una posizione paritaria e riconoscendo l'altro come diverso, si mettono in competizione tra loro e non cedono, come nel tiro alla fune. Nessuno dei due, però, prende il sopravvento sull'altro. Talvolta si arriva alla violenza e alla separazione.

La coppia non è solo l'incontro di due individui...
Quando due persone si incontrano portano con sé un ampio bagaglio: progetti, aspettative, modi di comunicare, abitudini... che spesso non sembrano trovarsi in sintonia con quelli dell'altro e che coinvolgono una moltitudine di contesti. A volte si tende ad annullare la differenza tra l'io e il noi, come se il problema fosse la diversità e non l'accettazione di essa.
Esclusa una prima fase iniziale in cui la coppia tende ad estraniarsi dall'ambiente, solitamente c'è un continuo scambio con l'esterno: famiglie di origine, contesto sociale, contesto lavorativo, figli, spesso fonti di interferenza. Sta alla coppia riuscire ad avere confini chiari e definiti rispetto all'esterno e arginare eventuali intromissioni disfunzionali per la coppia.
A volte i problemi della coppia nascono con il formarsi della coppia stessa, ad esempio per un mancato svincolo dalle famiglie di origine di uno o di entrambi i partner, per l'età avanzata dei partner con precedenti storie finite per separazione o morte, a volte con famiglie alle spalle. Oppure possono sorgere in concomitanza di una fase particolare del ciclo di vita: ad esempio alla nascita di un figlio o nella fase adolescenziale, alla morte di un genitore, a causa di cambiamenti lavorativi, trasferimenti, pensionamenti, malattie.
Ogni coppia è continuamente sottoposta a nuove esigenze, nuove situazioni, nuove richieste provenienti dall'esterno (figli, lavoro, famiglie allargate, amici, società ...) e dalla coppia stessa ed è proprio il suo grado di flessibilità e la sua capacità di ristrutturarsi a consentirne la crescita o la rottura.

Dalla famiglia del Mulino Bianco alla violenza agita
Ci sono coppie che perseguono il mito dell'armonia (più comunemente detta famiglia del Mulino Bianco), in cui apparentemente non ci sono conflitti. In realtà il conflitto esiste ma ha un basso livello di espressività: si tende a scoraggiare l'espressione dei propri sentimenti, soprattutto se aggressivi. Non si tollera la conflittualità, in quanto confliggere significa confrontarsi con una diversità e differenziarsene. I conflitti, se esplodono, sono legati a situazioni pretestuose.
In altre, il conflitto trova la sua manifestazione, se pur sempre mascherata, attraverso la comparsa di un sintomo, di uno dei due partner o anche di un figlio, se presente: in questi casi è come se l'attenzione si focalizzasse su una malattia che copre e occulta alcune modalità relazionali patologiche. Spesso il conflitto coniugale viene spostato su un figlio, su cui la coppia concentra tutte le energie, escludendo dalle proprie preoccupazioni e pensieri la relazione coniugale problematica.
Quando il piacere di stare insieme, ascoltarsi, ritrovarsi è ormai scomparso, la coppia può ricorrere anche ad una relazione extra-coniugale intendendo per questa non solo la presenza di un amante vero e proprio, ma anche il supercoinvolgimento nell'attività lavorativa o con i figli.
Casi, questi, in cui è evidente un evitamento del conflitto, diverso da quelli dove la conflittualità trova la sua espressione attraverso la violenza fisica e/o psicologica: minacce di abbandono o di suicidio, minacce di violenza o maltrattamenti veri e propri sono tutte modalità relazionali tramite cui da un lato si confligge, dall'altro si mantiene il legame. Un legame fatto di rabbia, rancore, senso di colpa, sentimenti negativi insomma, ma che se da un lato impediscono una buona unione, dall'altro impediscono anche una separazione.

Spezzare la catena
Il mantenimento di relazioni infelici deriva dal nostro bisogno di coerenza, dalla tendenza a trovare conferma dei nostri modelli mentali di attaccamento e a mantenere una relazione affettiva con chi rafforza le nostre aspettative su noi stessi e sugli altri. Sulla scia delle prime esperienze affettive, se riteniamo di non essere degni d'amore, andiamo alla ricerca di partner che confermano la nostra opinione o che rispecchiano l'idea che abbiamo di noi stessi e delle nostre figure di attaccamento. O d'altro canto, possiamo distorcere i segnali provenienti dall'altro in modo che siano conformi a tali aspettative, senza considerare il nostro ruolo nella relazione e la circolarità dei comportamenti, da non intendere solo in termini di risposta all'altro, ma anche come stimolo al comportamento altrui.
Una relazione instabile, conflittuale, infelice non fa altro che innescare una serie di richieste di amore, affetto, comprensione, richieste rivolte proprio verso la persona fonte del nostro dolore! Lui attiva la nostra richiesta e lui è il solo a poter rispondere! Ma più si ricercano conferme, conforto, rassicurazione, più si avranno rifiuti, disconferme, in un gioco senza fine.
A dar luogo a cambiamenti funzionali alla vita di coppia è proprio riuscire a spezzare questo circuito, questo gioco, interrompere una serie di modalità relazionali ripetitive e inadeguate, rigidamente complementari o rigidamente competitive, il non pensare che tutto dipende dall'altro, ma sperimentare nuove sequenze comunicative, un nuovo modo di rapportarsi all'altro non più richiedente, accusatorio, non più secondo modelli del tipo dominante-dominato, medico-paziente, carnefice-vittima.

Bibliografia

Attili G, Attaccamento e amore, Il Mulino, Bologna, 2004.
Bowlby J., Una base sicura, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1989.
Cancrini M.G., Harrison L., Potere in amore, L'ED., Roma, 1991.

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